L’Italia è un mosaico di sapori e territori, e l’olio extravergine d’oliva ne è il simbolo più autentico. Da anni si contrappongono due scuole di pensiero: l’olio del Nord, spesso associato a note più delicate, e l’olio del Sud, più intenso e fruttato. Ma quanto di tutto ciò è realtà e quanto mito?
Il ruolo del clima e delle cultivar
Le differenze principali derivano dal clima e dalle varietà di olive. Al Nord, dove le temperature sono più rigide, prevalgono cultivar come la Taggiasca o la Casaliva, che danno oli leggeri e floreali. Al Sud, invece, il sole e il calore favoriscono varietà come la Coratina o la Tonda Iblea, più corpose e ricche di polifenoli.
Metodi di raccolta e frangitura
La qualità non dipende solo dal territorio ma anche dalle tecniche di estrazione. Frantoi moderni e raccolte tempestive riducono l’ossidazione e preservano aromi e antiossidanti, rendendo eccellenti anche oli provenienti da zone meno tradizionali.
Oltre i pregiudizi regionali
Molti consumatori associano il Sud all’“olio vero” e il Nord a prodotti meno autentici. In realtà, oggi la qualità è trasversale: dal Lago di Garda alla Puglia, l’attenzione dei produttori è altissima e la certificazione DOP o IGP resta il miglior indicatore di affidabilità.
“Non esiste un olio migliore in assoluto, ma l’olio giusto per ogni piatto.”
In tavola: abbinamenti e curiosità
Un olio del Nord si sposa bene con pesce e verdure, mentre uno del Sud valorizza carni rosse e piatti rustici. L’importante è provarli entrambi e scoprire come il territorio, nel piatto, diventi cultura.